INTERVISTA A GARRY MARSHALL


Nato a New York da un produttore cinematografico figlio di immigrati italiani (il nome originale era Masciarelli) il 13 novembre 1934, il regista ha iniziato la sua carriera negli anni Settanta in ambito televisivo realizzando show diventati poi di culto come Happy Days, Mork e Mindy e Laverne & Shirley.

Anche attore (una lunga carriera iniziata negli anni Sessanta che l'ha portato poi a comparire tra l'altro in episodi di E.R., medici in prima linea, Sabrina, vita da strega, Brothers and Sisters e La vita secondo Jim), Garry Marshall ha esordito come regista cinematografico all'inizio degli anni Ottanta con commedie come L'ospedale più pazzo del mondo e Flamingo Kid con Hector Elizondo, il suo attore feticcio, presente in quasi tutti i suoi film (era il concierge di Pretty Woman).

Nel 1990 il film che lo fece conoscere in tutto il mondo e che rese Julia Roberts una star: la versione contemporanea e newyorkese della favola di Cenerentola: una prostituta viene ingaggiata da un fascinoso uomo d'affari pieno di soldi che finisce per innamorarsene. "Feel good movie" per eccellenza che fa sempre ascolti da sogno quando ripassa in tv. Nel '99 la rèunion di Roberts e Gere per Se scappi ti sposo aveva incassato nel mondo 309 milioni di dollari.
   

In Happy Days ci voleva un rappresentante delle tipiche bande giovanili e su cosa si è basato per creare il personaggio di Fonzie ?
Garry Marshall: Io stesso sono cresciuto nel Bronx e ho fatto parte dei "Falchi", una delle quarantotto bande che circolavano nella zona a quei tempi. In seguito poi i Falchi sono stati dirottati sullo sport dalla Polizia, che ha così posto fine alle loro risse, fornendoli di mazze e guantoni da baseball. Nell’impostare la figura di Fonzie, come del resto per creare tutte le serie di Happy Days, mi sono basato molto sulle mie esperienze personali.

Nel creare il personaggio di Fonzie si è ispirato a qualche membro dei Falchi in particolare? 
GM: Si, certo. C’era un certo Roger (che poi è finito in prigione) che era un tipo assolutamente imprevedibile: non si sapeva mai cosa avrebbe potuto fare da un momento all’altro. A volte era simpaticissimo, poi all’improvviso prendeva a botte qualcuno. Era difficile indovinare cosa avrebbe potuto farlo uscire dai gangheri. Questa è una caratteristica che ho attribuito anche a Fonzie. Poi c’era un altro ragazzo, un certo Carmine, che mi è servito da modello per Laverne & Shirley. Era il più forte di tutti: riusciva persino a tirare una macchina con i denti. Inoltre era più grande degli altri, aveva lasciato la scuola e lavorava da un lustrascarpe. Anche Fonzie l’ho fatto più vecchio di suoi amici.

Perché era necessario?
GM:  Quando ho inventato il personaggio di Fonzie, ho pensato ad un ragazzo che avesse lasciato la scuola e fosse più vecchio di Richie e degli altri, in modo che potesse essere più duro e più esperto di loro.

E la violenza, che sembra far parte integrante della personalità dei duri? 
GM: Visto che per esigenze televisive non potevo far comparire in scena né le armi né le risse che erano all’ordine del giorno tra i Falchi, ho fatto in modo che Fonzie risultasse un ex membro dei Falchi, che è uscito dalla banda e si è messo a lavorare. Non è come in American Graffiti: la banda per Fonzie fa parte del passato, anche se in un episodio la va a ritrovare. Così Fonzie rappresenta una posizione intermedia lavorando. L’unica cosa che gli è rimasta dei vecchi tempi è la passione per le ragazze, per i motori e per i giubbotti di pelle.

Che cosa le ha ispirato il nome di Fonzie?
GM: Mi ricordo che la sera in cui stavamo scrivendo la versione finale del copione ho detto: "Ci vuole un nome italiano", però non riuscivo a trovarne uno adatto. Avevo pensato a "Carmine Ragusa"- tanto è vero che poi avevamo preso a chiamarlo "il Grande Ragù"-  ma non mi convinceva. E’ stato il mio amico di New York Bob Brummer, che lavorava con me in  "The little people", a propormi il nome di Arthur Fonzarelli, ed io l’ho accettato di buon grado perché ci consentiva di fare una variazione gradevole, Fonzie, "il Grande Fonzie".

Henry Winkler ha contribuito in qualche modo a creare la figura di Fonzie?
GM:  Henry ha avuto molta parte nell’impostazione del personaggio. Molte espressioni le ha inventate lui, come il suo famoso "ehi, ehi, ehi!" in sostituzione di un banale "ehi!…" Un altro esempio di trovata autonoma di Winkler: ad un certo punto entra nel bagno e si guarda allo specchio mentre si pettina. Si accosta il pettine alla testa, si guarda e senza pettinarsi esclama   "ehi, ehi, ehi !" Molti dettagli del personaggio sono nati proprio così, sul set.

Il grande Fonzie, il simbolo del duro, è diventato anche una specie di simbolo del sesso. E’ stato intenzionale?
GM: In un certo senso sì, e la cosa si riallaccia al tema originale di Happy Days, i problemi dell’adolescenza. Tra questi figurano i rapporti con le ragazze, che non sono sempre facili come nel caso di Fonzie. Visto che Richie non ci sa fare con le ragazze, deve esserci qualcuno che nella propria vita se la cava benissimo con loro, proprio per sottolineare la sua difficoltà. Se Fonzie incute ammirazione e rispetto agli amici è anche per via del suo successo con le donne.

In questo senso Fonzie è anche un po’ sciovinista. Lei pensa che le donne se ne abbiano a male?
GM: Henry recita la parte di Fonzie con atteggiamento maschilista che richiede anche un esatto dosaggio dei toni. E’ per questo che, anche se Fonzie è decisamente sciovinista, la cosa non offende le donne: loro capiscono che la sua ostentazione di maschilismo è fatta in tono scherzoso e apprezzano la sua virilità da maschio latino, che trovano molto sexy. E sexy effettivamente Henry lo è.

Non trova sorprendente che Fonzie piaccia indifferentemente ai giovani e agli adulti?
GM: Uno dei miei libri preferiti è I viaggi di Gulliver, perché a me piacciono le storie che funzionano su due livelli. Anche Fonzie funziona su due livelli: per il pubblico più giovane è un personaggio reale , una specie di Superman. E poiché i giovani credono a Superman, credono anche a lui. Gli adulti invece si rendono conto che Fonzie va preso un po’ scherzosamente, vedono il suo aspetto un po’ paradossale: lo guardano con maggior distacco e si divertono.

Perché avete cominciato a dare sempre più spazio a Fonzie anche se Happy Days andava già bene?
GM: E’ difficile dirlo. Certo lo trasmissione andava bene, ma non abbastanza. Noi volevamo qualcosa di più competitivo e Fonzie era il nostro asso nella manica. Essenzialmente avevamo bisogno di qualcuno che potesse tenere testa la protagonista di Good times.  Richie di certo non poteva farlo perché apparteneva ad un mondo diverso, perciò abbiamo pensato di concentrare l’interesse su Fonzie. Il personaggio era diventato sempre più popolare, e quando si ha un personaggio popolare è ovvio insistere su quello. La scelta non è stata determinata da una recitazione migliore, ma solo da maggior possibilità competitive.

Secondo lei, quando è cominciato il clamoroso successo di Fonzie?
GM: Con l’episodio del salto con la moto. E’ quello che ha fatto parlare di lui non venti ma quaranta milioni di spettatori.. Infatti anche se l’episodio non ha raggiunto un indice di ascolto molto alto, chi lo ha visto ne ha parlato con tutti gli altri, ed è allora che è cominciato il vero decollo della trasmissione. In origine l’episodio era stato concepito in modo iperbolico solo per attirare l’attenzione dei telespettatori sulla serie che iniziava a stagione già inoltrata.

Lei pensa che il fatto di aver concentrato l’interesse su Fonzie abbia in un certo senso peggiorato Happy Days,  nei confronti della sua concezione originale della trasmissione voglio dire?
GM: Non credo. Nei ventidue episodi tratteremo tutti i punti che intendevo trattare. A giudicare dalla posta, ci sono effettivamente degli spettatori- non molti per la verità, e per lo più adulti- che preferivano l’impostazione più blanda, più "familiare" di Happy Days: secondo loro il fatto che l’interesse sia concentrato su Fonzie peggiora la trasmissione. Be’, ognuno ha diritto ad avere le proprie opinioni, ed è per questo che di tanto in tanto offriamo loro qualcosa di più "dolce", giusto per bilanciare un po’ le cose. Accontentare tutti significa in pratica non accontentare nessuno, comunque noi cerchiamo di mantenere un certo equilibrio.

Cosa pensa delle manifestazioni di entusiasmo del pubblico, ogni volta che entra in scena Fonzie?
GM: All’inizio eliminavamo dalla registrazione le acclamazioni del pubblico, poi però –sempre per una questione competitiva, per potenziare l’interesse per lo spettacolo- abbiamo deciso di lasciarle, in quanto erano spontanee. Gli applausi, comunque non li aggiungiamo mai di proposito. Adesso ci limitiamo a far entrare il cast prima dell’inizio delle riprese, in modo da far sfogare un po’ l’entusiasmo del pubblico. Comunque l’altra sera Howard ha ricevuto un sacco di applausi anche a scena aperta.

Il fatto di dare preferenza a Fonzie ha avuto qualche ripercussione sul ruolo di Richie Cunningham?
GM: Be’ non è esatto dire che diamo preferenza a Fonzie. Ci piacciono molto anche le storie che hanno Fonzie e Richie come co-protagonisti. Nella stagione ‘76-’77 faremo degli episodi imperniati su Richie, altri su Fonzie, e molti su Fonzie&Richie. Il personaggio di Fonzie funziona meglio quando è affiancato da Richie: ce ne siamo accorti quando Ronnie ci ha lasciati temporaneamente per andare a girare il suo film. Siamo rimasti solo con Fonzie, e le cose andavano certo meno bene. La reazione chimica riesce meglio quando ci sono entrambe gli ingredienti, cioè Henry e Ronnie. Noi consideriamo Ronnie un co-protagonista ideale, in quanto sa fare altrettanto bene sia il personaggio principale sia la spalla. E’ difficile trovare un attore così nel teatro leggero.

Per restare in argomento, il fatto di aver dato più importanza a Fonzie ha creato dei problemi all’interno del cast?
GM: Nell’accettare che venisse dato più spazio a Fonzie sono certo che tutti gli attori hanno dovuto venire a patti con il proprio ego. Ma anche se le cose non andavano poi così male, c’era sempre il pericolo che la trasmissione potesse essere sospesa. Al cast piaceva molto fare Happy Days, perciò tutti hanno pensato "Accidenti, sarebbe un guaio se la trasmissione andasse a monte solo perché noi facciamo delle storie". Così hanno capito che se questo consentiva loro di continuare a lavorare, dovevano rassegnarsi. Credo che il fatto di essere molto maturo per la sua età abbia aiutato molto Ronnie a questo proposito: lui sa come vanno le cose nel mondo dello spettacolo, e si rende conto che è sempre meglio aver successo che non averlo!

Secondo lei cosa rappresenta Fonzie?
GM: All’inizio ho pensato solo che la trasmissione avesse bisogno di un rappresentante dell’altra parte della "barricata", di un personaggio a cui tutti volessero assomigliare, magari non in tutto, ma in certe sue caratteristiche, come la grinta e la capacità di farsi rispettare. Poi poco a poco Fonzie ha preso a rappresentare, in un certo senso, "l’eroe" in una società che è troppo priva di figure mitiche. Questa sua dimensione eroica non rientrava nella mia concezione originaria, ma è una buona cosa. Quando ero giovane io, l’eroe del momento era Joe Di Maggio, ma adesso di Joe Di Maggio non ce ne sono più: noi ne abbiamo fornito uno al pubblico, e il pubblico ha detto: " Già, ne avevamo proprio bisogno…"- specialmente dopo il Watergate. Credo che il merito di Fonzie, come eroe, sia quello di essere simpatico, di non creare ansietà. Inoltre, proprio in quanto eroe, Fonzie può dire delle cose ed essere ascoltato: quando per esempio ha detto che portare gli occhiali era "da duro", ci hanno scritto migliaia di genitori per ringraziarci. Perciò sono convinto che, entro certi limiti, il nostro Fonzie possa fare anche del bene. E’ un eroe che il paese ha accolto con entusiasmo, anche perché sa strappare un sorriso e far divertire la gente. A proposito di questo personaggio Henry ha detto una cosa su cui sono perfettamente d’accordo: "Fonzie rappresenta qualcuno che non si lascia mai prendere per il naso in un momento della storia in cui troppa gente se lo lascia fare".

Lei crede che la gente si identifichi con lui?
GM: Dicono che il segreto della televisione sia quello di presentare dei personaggi con cui la gente possa identificarsi completamente. Io non ne sono convinto. E’ vero che gli spettacoli che hanno molto successo sono quelli in cui c’è un personaggio con cui il pubblico si può identificare, come Richie Cunningham. Ma c’è anche bisogno di un personaggio con cui il pubblico non si identifichi affatto, anche se desidererebbe molto poterlo fare. E’ proprio questo che vuole vedere la gente, qualcuno di "diverso", a cui vorrebbe assomigliare. Ecco perché la gente va matta per "La donna bionica": chi potrebbe identificarsi con lei? Il desiderio di assomigliare a qualcuno è una delle emozioni sentite più intensamente da qualsiasi pubblico. E credo che questa emozione Fonzie la elargisca a piene mani.